L’Osservatorio Culturale del Piemonte ha presentato la sua relazione annuale, evidenziando le conseguenze della pandemia sul settore culturale piemontese.
L’emergenza Covid-19 ha colpito duramente il settore culturale, provocando un vero trauma in un contesto già di per sé indebolito da una lunga crisi e internamente poco coeso e frammentato, infragilito da debolezze strutturali, vuoti legislativi, sostenibilità precaria.
Nel Report “La cultura in Piemonte – Il 2019 e le sfide del Covid nel 2020”, l’Osservatorio Culturale del Piemonte offre una panoramica sulle conseguenze della pandemia sul settore culturale della regione, proponendo contestualmente alcune riflessioni sulle modalità e gli strumenti da mettere in campo per ripartire.
L’Osservatorio evidenzia che nel primo trimestre del 2020 sono stati incassati circa 50 milioni in meno rispetto allo stesso periodo del 2019 in tre comparti dell’offerta culturale piemontese: musei, spettacolo dal vivo ed esercizio cinematografico. Nello specifico:
- La perdita dei musei è quantificabile in una forbice compresa tra i 19 e i 20 milioni di euro , ripartiti in una cifra attorno ai 14 milioni di euro per la sola città di Torino e attorno ai 6 milioni di euro per tutto il resto della Regione.
- Lo spettacolo dal vivo fa registrare una perdita che si stima attorno ai 17,5 milioni di euro, di cui 75% Torino e 25% il resto del Piemonte.
- Per l’esercizio cinematografico il lungo lockdown ha comportato una perdita secca stimata in circa 13,5 milioni di euro, se si tiene conto della media di incassi negli ultimi 5 anni, suddivisibili in circa 5,5 milioni di euro per Torino e 8 milioni di euro per il territorio regionale.
Come sottolineato dal Segretario Generale della Fondazione Compagnia di San Paolo Alberto Anfossi nel corso della conferenza stampa di presentazione del Report, si tratta di numeri importanti, che bisogna cercare di recuperare. Per farlo, è necessario favorire nuove forme di partecipazione culturale che siano in grado di rispondere al drastico e inevitabile calo di pubblico in una prima fase a causa del lockdown, e in seguito come inevitabile conseguenza del distanziamento sociale “di contenimento”.
Per molte istituzioni e organizzazioni culturali sono quindi da ripensare da zero le forme di sostenibilità e sono da reinventare nuovi business model: anche in strutture completamente sostenute dai contributi pubblici, il dimezzamento delle presenze possibili è un danno grave, che impone un ripensamento del modo di comunicare dell’istituzione culturale con i propri pubblici.
In uno scenario simile, a partire dall’analisi oggettiva dei dati, è fondamentale impostare interventi “illuminati” e puntualmente coordinati, come sottolineato dal Segretario Generale Anfossi:
“La Fondazione Compagnia di San Paolo ha pensato di reagire su due scale di velocità: la prima, di risposta all’emergenza nell’immediato, mantenendo tutti gli impegni presi e intervenendo con elementi aggiuntivi, nella cultura, nel sociale, nella sanità. Nel medio termine abbiamo invece voluto affermare che non si può prescindere da un coordinamento di sistema. Di fronte a questi numeri il nostro impegno deve essere un elemento di una risposta complessiva che deve partire dall’Europa, dall’Italia, dagli enti locali, e intervenire in modo abile e mirato lì dove ci sono i buchi invece di sommarsi dove ci sono altri interventi”.
Per approfondire, a questo link è possibile visualizzare e scaricare l’intera relazione dell’Osservatorio.